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Le grandi dimissioni

di Silvia Gola

Abbandono o rifiuto del lavoro? Un dialogo con Francesca Coin.

Questo è un dialogo con l’autrice del saggio Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita, Francesca Coin. Un dialogo che non mira a ricostruire il libro né a farne il riassunto, quanto a metterlo a confronto con una prospettiva basata sull’attività sindacale, quella che faccio con Acta e Redacta.

Partiamo dalle fonti statistiche che hai utilizzato. Sono un po’ un mio guilty pleasure, perdonami…

Ho usato i dati delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro e quelli dell’Inps che fanno riferimento alle dimissioni volontarie nei contratti a tempo indeterminato nel 2021 e 2022. Mi sono soffermata sui settori a saldo negativo, quelli in cui le ricollocazioni verso altri settori superano quelle da altri settori. Questo consente di vedere in quali ambiti c’è una maggiore disaffezione al lavoro e indirettamente di ipotizzare che le dimissioni volontarie sottendano problematiche che vanno ricondotte direttamente all’organizzazione del lavoro, più che a una semplice scelta individuale. Quindi ho guardato alla ristorazione e al commercio, alla sanità, al lavoro femminile. Di fatto, sarebbe utile capire cosa sta accadendo anche in altri settori come quello assicurativo e bancario, l’editoria e tutto il mondo culturale, il mondo delle consulenze aziendali e il lavoro sociale– tutti contesti ad alto tasso di dimissioni. Si tratta, tuttavia, di un’analisi onerosa dal punto di vista qualitativo e quantitativo, che si scontra con una insufficienza di dati.

Visto che siamo partite non dai dati ma proprio dalla metodologia, prima di passare a domande – per così dire – “culturalizzanti”, che vertono sui discorsi, le retoriche e le conseguenze che accompagnano il fenomeno delle Grandi Dimissioni come epitome di alcuni movimenti sotterranei nel mondo del lavoro, volevo un attimo insistere su questo direzione più economica, e farti delle domande sui dati veri e propri. Diversi commentatori si sono lanciati a provare a dimostrare che le Grandi Dimissioni hanno dei precedenti, che non sono un unicum, tirando in causa, ad esempio, il tasso di dimissioni al 4% del 2006. Ovvero non le negano ma tentano di forzarle dentro una casistica di normalità, riportandole alla cornice del fenomeno che si verifica quando un contesto macroeconomico ha un certo tipo di andamento…

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