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Grandi dimissioni: che lavoro vogliamo per il futuro?

Di Silvia Pagiuca

Nessuno vuole lavorare più. Così è o, meglio, così pare. Con quasi 2,2 milioni di dimissioni registrate in Italia nel 2022 e oltre 300.000 nel primo trimestre del 2023, sembra che la fuga dal lavoro sia segnata. Francesca Coin, nel suo saggio “Le Grandi Dimissioni” (Einaudi), parla di un divorzio inevitabile: l’immaginario tradizionale del lavoro, presentato per anni come una forma di emancipazione o di gratificazione, durante la pandemia è andato in frantumi e oggi le dimissioni e gli abbandoni silenziosi raccontano una potente miscela di traumi e desideri di trasformazione.

Anzitutto, secondo Coin, non siamo in fuga dal lavoro tout court, ma dal lavoro povero, disallineato dai nostri valori e ricattante. “Non è più accettabile lavorare sessanta ore a settimana e non riuscire a pagare l’affitto. Non è accettabile che i compensi scendano mentre i profitti aumentano. Non è accettabile – continua Coin – scambiare il tempo libero per una forma gratuita di reperibilità”.

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