di Stefania Prandi
Tempi moderni – Sempre più persone, stanche o insoddisfatte della propria occupazione, si licenziano. Il fenomeno è affrontato da Francesca Coin, sociologa e docente alla SUPSI, nel suo libro intitolato «Le grandi dimissioni»
Si dovrebbe lavorare per vivere, e non il contrario. Eppure il lavoro è diventato sempre più totalizzante: erode il tempo che dovrebbe essere dedicato agli affetti e alle passioni, con stipendi e contratti non idonei all’impegno e agli sforzi richiesti. Ma c’è chi si ribella a questa situazione. Sempre più persone, infatti, lasciano impieghi faticosi, usuranti e sottopagati. Un fenomeno che si è consolidato durante la pandemia: i mesi di lockdown sono stati un momento di riflessione comune. Gruppi di lavoratori si sono organizzati per licenziarsi collettivamente in diversi settori. Le cause e le opportunità di questa situazione sono state analizzate in un libro appena pubblicato, intitolato Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita (Einaudi). L’autrice è Francesca Coin, sociologa e docente alla SUPSI.
Francesca Coin, cosa sono le Grandi dimissioni?
Per Grandi dimissioni si intende una disaffezione al lavoro che ha portato milioni di persone, in tutto il mondo, a lasciare volontariamente il proprio impiego al termine della pandemia. Questo fenomeno si è palesato anzitutto negli Stati Uniti, dove ben 48 milioni di lavoratori hanno deciso di licenziarsi nel solo 2021.
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